Perplexity, Bard, Copilot.
Perplexity, Bard, Copilot. Ecco il futuro dei motori di ricerca. La nostra guida
C’è chi, un piccolo manipolo di appassionati di tecnologia in verità, ormai cerca informazioni online quasi solo così. Tramite intelligenza artificiale.
di Alessandro Longo, 20 gennaio 2024
C’è chi, un piccolo manipolo di appassionati di tecnologia in verità, ormai cerca informazioni online quasi solo così.
Tramite intelligenza artificiale.
Qualche esperto la chiama futuro della search. Invece di usare il classico motore di ricerca – quasi sempre Google – adoperare i nuovi strumenti di intelligenza artificiale generativa per trovare risposte e informazioni utili. Obiettivo: essere più veloci nel raggiungere il risultato, ma anche riuscire a fare cose impossibili con i classici motori. Un rapporto di Gartner uscito qualche giorno fa stima che la metà delle persone cercheranno via IA, invece che con i motori, entro il 2028. Forse è un’esagerazione, ma è probabile che siamo comunque all’inizio di una nuova era. Fatto sta che tutti i big ci stanno puntando, anche integrando in modo forte (Microsoft) o prudente (Google) le nuove funzionalità nei motori tradizionali.
La novità è così dirompente che si sta creando anche uno spazio per nuovi entranti. Tra questi spicca Perplexity AI, startup su cui hanno investito Jeff Bezos (creatore di Amazon) e Nvidia, il colosso dei chip che alimentano l’intelligenza artificiale generativa.
Per capire quanto è buona questa “ricerca 2.0” (come la chiamano alcuni), abbiamo provato Perplexity IA al confronto con Google Bard e Copilot di Microsoft. Sono tutti strumenti gratuiti.
Il giudizio complessivo è che sì, si risparmia tempo per molte ricerche rispetto al metodo tradizionale. Invece di mettere assieme diversi risultati di ricerca, abbiamo la “pappa pronta” con informazioni dirette. È anche vero però che, per un approfondimento di quei risultati, non possiamo fermarci a quanto ci dice l’IA e dobbiamo poi consultare le fonti, fare altri prompt o persino tornare al motore tradizionale. Insomma, a volte quanto offerto dall’IA può bastare; altre volte, per ricerche più complesse, è un utile spunto iniziale.